mercoledì 10 gennaio 2018

vivere, morire


adesso va tanto di moda la qualità.
un tempo di qualità, la qualità della vita.
valgono solo le cose di qualità.
va bene vivere, ma dev'essere una vita di qualità.
c'è un nuovo diritto: la qualità della vita.  e io mi chiedo: i diritti vanno garantiti, si sa, ma questo, chi è che lo dovrebbe garantire?
e siccome mi pare che non sia molto chiaro a nessuno, chi è che dovrebbe garantirla, sta vita di qualità, allora salta fuori un altro diritto: decidere io se la mia qualità di vita mi soddisfa, e, se no, finirla.
eh già: siccome non mi possono garantire il diritto a una vita di qualità, allora almeno mi devono garantire il diritto a non averla più, la vita. di qualità, non di qualità, lo decido io.
molto più economico, se non altro, che garantire una qualità della vita accettabile.
perché a me pare questo, inevitabilmente, il primo motivo per cui il diritto a farla finita non si dovrebbe negare a nessuno.
e, magari, deciderlo anche per qualcun altro. per aiutarlo, per farla finita con le sue sofferenze, certo.
a me sembra evidente, dove possa portare questo sentiero facile facile, ma mi sa che è sempre una di quelle cose che mi sembrano evidenti solo a me.
domenica scorsa sono andata alle festa del coro, ed è venuta fuori, nel mio tavolo, la storia di marina ripa di meana che ha detto che bisogna dire a tutti che l'alternativa al suicidio in svizzera c'è, ed è la sedazione profonda.
sulla sedazione profonda non è che io sono proprio tranquilla, dal punto di vista etico, intendo, ma comunque è una cosa molto diversa dal suicidio assistito. è, da quello che ho capito io, una specie di coma farmacologico, in cui ti staccano le macchine. se ti viene la crisi, muori.
P., che era seduto al mio tavolo, e che, non so come mai, gli sto tanto sulle balle, a me non mi sta sulle balle, ma abbiamo pochissime cose, in comune, in effetti, ma questo in genere per me non è mai motivo di insofferenza, ma non è neanche quello, credo, è che proprio non sopporta il mio modo di fare, comunque, P., a questo proposito di aiutare uno a morire, mi ha detto che lui, in effetti, se uno che non ha più una qualità della vita accettabile, ha detto proprio così, come quel dj che è andato in svizzera a farsi ammazzare, lui, se un suo amico glielo chiedesse, lui l'aiuterebbe.
e io, invece, tanto per cambiare, io no.
avrei potuto citare la lettura di oggi, che dice che non siamo padroni el nostro corpo, che il corpo è il tempio dello spirito santo, che siamo stati riscattati a caro prezzo, il sangue della croce.
tutti, mica solo i santi dei santini, anche il dj che accompagnato da coppato è andato in svizzera, anche per lui, è stato versato il sangue di cristo. fosse stato solo lui, al mondo. uguale.
invece siccome il tempo era poco, e il discorso sarebbe stato troppo lungo, ho citato dr house, episodio pilota, che ho citato QUI. la morte fa sempre schifo.
che poi, siamo tutti cristiani a andiamo tutti a messa, e poi non capiamo la madre col figlio handicappato, col marito paralizzato in sedia a rotelle che non riesce neanche a parlare, è vita, questa? mi chiedono.
vorrei rispondere che sì, certo che è vita, ci sono persone che hanno tutto e si buttano giù da un ponte, ci sono bambini che muoiono appena nati, ci sono persone che sembrano segnate da un destino atroce... è il mistero della vita e non sta a noi giudicare. più che altro, cosa vuoi che serva?
prego dio di non avere dolori più grandi di quelli che potrei sopportare. prego per le persone che non riescono a portare la loro croce.
simone di cirene, essere il cireneo, questo solo possiamo e dobbiamo fare, e allora la croce si potrà portare.
ma tirare una botta in testa al povero gesù, che la smetta di soffrire, poveraccio, spaccargli le gambe, come ai due ladroni, che non si poteva rovinare la pasqua, che bisognava sbaraccare tutto, no, io, mi dispiace tanto ma dico no, grazie.




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