domenica 14 maggio 2017

festa della mamma 2017


la poetessa sylvia plath con suo figlio più piccolo nicholas

da qualche anno, quando arriva alla festa della mamma, a me viene in mente sylvia plath.

sylvia plath era una poetessa americana, che è morta però a londra, nella casa che era stata anche di un poeta da lei amatissimo, yeats. quelli che vanno in irlanda e amano la poesia, ci passano per forza, a visitare la tomba di yeats. io, almeno, l'ho fatto.
Mi viene in mente Sylvia perché aveva due figli piccoli, quando è morta. suicidata, per la precisione.
il marito, anche lui poeta, ted hughes, dopo averla portata in inghilterra, l'aveva mollata per un'altra. sylvia non ce l'ha fatta, a fare il poeta e la mamma. lei si alzava all'alba, anche prima, e quello era il suo tempo per la poesia. poi, verso le sette, quando si svegliavano i bambini, chiudeva la porta del suo studio, scendeva di sotto e recitava la parte della brava mammina.
quel giorno ha preparato latte e biscotti, ha scocciato bene la stanza dei bambini perché il gas non li raggiungesse, e si è ficcata nella bocca del forno, che cavolo, era ben grande, quel forno, a vedere la foto che la ritrae morta.
gli ha lasciato i biscotti, o dice qualcuno, il pane e il burro.
ma non era di questo, sylvia, maledizione, che avevano bisogno i tuoi figli. avevano bisogno della tua poesia, della tua voce di poeta.
e perché non hai pensato, sylvia, che tuo figlio, i biscotti, ne avrebbe avuto bisogno anche dopodomani.
aveva due anni.
quando sei abituata a pensare all'infinito, a spaziare col pensiero, a dialogare con poeti morti e che verranno, anche, il tempo si dilata. ma dopodomani, a tuo figlio, i biscotti, chi glieli dà, sylvia, cazzo.
noi mamme ci sentiamo sempre in obbligo, nei confronti dei nostri figli, per cose che, a guardare, potrebbero avere da chiunque, invece forse dovremmo dargli solo, o soprattutto, quello che di meglio abbiamo, la parte migliore di noi stesse, quello che siamo in profondità.
io, un po', cerco di farlo. non lo capisce nessuno, loro ovviamente non possono, e non devono neanche.
ma io li ringrazio sempre, dentro di me, i miei figli, che anche senza saperlo mi hanno tenuta attaccata alla vita tante volte, e che continuamente mi interrogano, col loro esistere, sulle cose veramente importanti.

Nicholas Hughes, il figlio maschio di sylvia, che allora aveva due anni, si è impiccato nel 2009, 45 anni dopo il suicidio della madre.



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