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una coppia musulmana al mare, in algeria |
ci sono diverse cose che non mi tornano, come al solito del resto, in questo periodo.
una è la storia delle donne musulmane e il medioevo. già sta storia de medioevo notte nera dell'umanità non l'ho mai sopportata.
figuriamoci quell'altra storia che i musulmani stanno vivendo il loro medioevo e quindi dobbiamo lasciar vivere anche a loro la storia con tutte le sue tappe, senza pensare che siamo noi a aver capito tutto, a voler imporre il nostro modello culturale ecc.
come dire che il velo è una forma di arretratezza culturale che, col tempo, quando anche loro avranno passato il loro medioevo, il loro secolo buio, per capirci, sarà abbandonata progressivamente come un inutile e ridicolo orpello del passato.
ma poi si vedono in rete ste foto qua:
che sono, come si può facilmente dedurre, degli anni sessanta/settanta. sono giovani donne iraniane e afgane.
allora, sto medioevo?
del resto non occorre andare così indietro nel tempo. musulmani, in italia, è da un pezzo che ne abbiamo, e tanti. donne imbacuccate che lasciano scoperto, se va bene, solo l'ovale della faccia, quanto sarà? qualche annetto, direi, non di più. le uniche che si vedevano velate erano le vecchie donne dell'est, musulmane o ortodosse, coi loro fazzoletti da contadine come da noi cinquant'anni fa. adesso, abbiamo anche le bambine alle elementari. a far ginnastica con velo in testa.
qualche anno fa sono andata al compleanno di una compagna di asilo di bruno, una famiglia marocchina. c'era un'altra mamma, bellissima, che è stata lì tutto il pomeriggio coi suoi bellissimi capelli castano scuro, il trucco, gli orecchini, e poi, quando è stato il momento di uscire, si è messa quell'orribile hijab in testa, che io quando sono andata in terrasanta ho provato a mettermelo, non ci riesci mica a mettertelo così se non ci metti degli spilli che te lo tengono così incollato alla testa, perché mica hanno un velo, in testa, macchè, il velo che hanno certe donne musulmane orientali, indiane o pachistane, quello è un velo, e lascia scoperto il collo, i capelli, le orecchie, il velo della madonna, delle spose, invece loro no, devono essere tutte coperte, imbruttite, con quella prolunga innaturale dietro la testa poi...
ecco, quella donna, quella giovane e bellissima mamma, da un po' di tempo, da quando suo marito era andato alla mecca, aveva capito, mi ha detto, che è meglio così, è più decoroso, diciamo, di mettersi lo scafandro in testa, quando si esce. o quando fai la commessa in un negozio.
eh ma le suore. ma le suore mica fanno le commesse in profumeria, che cavolo. a me dà fastidio, quando vado in profumeria e mi trovo una imbacuccata in quel modo. non parliamo delle bambine delle elementari.
l'altro giorno alla radio c'era un dibattito sul burkini, l'unica contraria era una filosofa che non conoscevo, dev'essere di origini ebraiche, dal nome e da quello che ha scritto, che mi sono già fatta arrivare dei suoi libri in biblioteca, si chiama donatella di cesare, che sosteneva come il problema del burkini, o del burka, che non sono poi così diversi come vorrebbero farci credere, è quello del rapporto tra la donna e il suo corpo e lo spazio pubblico. l'ottica integralista non tollera l'esposizione del corpo, o peggio del volto della donna, e cerca di estrometterla, velandola, coprendola, meglio se di nero, dallo spazio pubblico.
tutti gli altri partecipanti a dire che se una vuole scegliere, deve essere libera di farlo, certo, come no, scegliere di annullarsi, di infagottarsi, di puzzare di sudore a un chilometro di distanza, sai che scelta.
che c'è ancora gente che pensa che il burkini serva a nuotare meglio, come il professore allievi sociologo dell'università di padova, o la giornalista italo-iraniana farian sabahi, che dice che il burkini è una muta, che non nasconde assolutamente le forme (ma l'hai visto? e, soprattutto: l'hai provato????), e che quel foulard, come lo chiama lei, ha permesso a molte donne in iran di fare l'università e di emanciparsi, non si sa poi per fare cosa, basterebbe vedere un piccolo non film come taxi teheran, conoscere la storia di questo film e del suo regista, se non basta quello che si sapeva già, che se una ragazzina tenta di andare allo stadio la mettono dentro, e non nel medioevo, che allora gli stadi non c'erano per nessuno, ma adesso, le ho viste le atlete alle olimpiadi, le vediamo tutti, le sentiamo tutti, o forse no.
ho trovato in un sito di musulmani del canton ticino la spiegazione della differenza tra il velo cristiano, che sarebbe una discriminazione delle donne, sottomesse al maschio, e il loro velo, che invece è segno di sottomissione a dio, dicono.
poi però lo paragonano a uno scudo, una conchiglia, per proteggsi da attenzioni indesiderate...
ma è un segno di sottomissione a dio, come è per le nostre suore, o uno scudo contro le attenzioni assai poco spirituali, dei maschi? se sono tutti così infervorati, ma da che attenzioni indesiderate dovrebbe proteggersi una donna musulmana?
per finire la disamina, in quel sito mettono sta foto qua:
chiaro, chiarissimo, direi.