martedì 12 gennaio 2016

ancora

sembra incredibile, a me, almeno, che anche l'altra sera, siamo tornatia  casa tardi e stavano finendo un concerto su radiotre, e io ho pensato chissà chi è, mi pare brahms, sono stata un po' ad ascoltare, mmm, no, gli manca qualcosa, non so, gli manca quello struggimento di brahms, no, eppure, ma no dai, e poi la musica finisce e la speaker ha detto che era una trascrizione di brahms di un concerto di haydn, un lavoro giovanile, prima di cimentarsi con le grandi sinfonie.
ecco, a me ogni volta mi sembra una roba incredibile.

lunedì 11 gennaio 2016

cambiare da dentro

ma non si può cambiare il sistema da dentro, laura!! mi ha detto giulia una sera prima di natale che c siamo trovate a un banchetto degli scout di cui lei fa parte. io volevo affidarle un ripetente di inglese, e lei mi ha detto che non può, perché lavora. ah, bene, ho detto, che lavoro fai?
Homeschooling, mi ha detto.
 andiamo bene, ho pensato. no perché adesso va tanto di moda sto homeschooling, ma l'homeschooling vuol dire che io, ai miei figli, gli faccio scuola a casa mia. io, che sono sua mamma, o suo papà. non è una scuoletta privata fatta da un gruppetto di genitori amici tra loro che vogliono una scuola su misura per i loro bambini...
hai presente il movimento delle scuole democratiche? continua giulia. ecco, noi ci basiamo su quelle idee lì. mica è facile, quando il tuo voto vale quanto quello di un bambino, allora sì che si vede se sei davvero democratica! (ma l'asimmetria educativa, pensavo io intanto, non ti dice niente? mah).
perché questa scuola qua genera depressi, bambini tristi e depressi che saranno adulti tristi e depressi, continuava intanto lei con quel suo largo, bellissimo sorriso che le riempie tutta la faccia tonda contornata da riccioli ribelli che la fanno ancora più ragazzina di quello che già appare dal basso del suo metro e quaranta di altezza, sai quanti ripetenti ho io che mi chiedono lezioni, non è possibile, questa scuola fa schifo (beh, forse non ha detto proprio schifo, ma il senso era sicuramente questo) eccetera eccetera.
ma non ti sembra che la tua sia una scelta elitaria? le ho obiettato io, che della scuola pubblica salvo sempre e solo il fatto che è la scuola di tutti, dove tutti hanno la possibilità di imparare, di crescere, di migliorare il proprio status, di confrontarsi con tutti, intelligenti, meno intelligenti, ricchi e poveri, più o meno abili, italiani e stranieri, e poi, di fondo, torno sempre a quella mitica frase che ho sentito dire una volta da un comico che si chiama pietro chiambretti che secondo me è molto intelligente, ma si era messo a fare un po' delle boiate, forse non so, è per quello non si vede più tanto, in tv, e fa solo delle pubblicità ogni tanto che comunque in genere a me fanno ridere, comunque, io una volta l'ho sentito dire: si cerca sempre di evadere dalla realtà, ma si finisce sempre in un'altra, e io quando sento qualcuno che la realtà non gli va bene, e ok, fino a qui ci siamo anche, ma che vuole farne un'altra a sua misura, invece di cercare di cambiare un po' quella che c'è, beh, mi viene sempre da pensare quella cosa lì, che tanto finisci sempre in un'altra realtà che come quella, e chissà come sarà, che al peggio, quello si sa, non c'è limite.
ma perché non credi che si possano creare, e diffondere, delle buone pratiche? mi ha detto giulia. ma figurati, sfondi una porta aperta. il problema resta sempre l'utopia del tuo mondo perfetto, dove tutti sono felici e contenti, dove gli insegnanti sono entusiasti di quello che fanno, così, spontaneamente, dove i bambini hanno delle famiglie meravigliose che vogliono solo che realizzino il meglio di sé, dove nessun adulto, genitore o insegnante che sia,  abbia delle aspettative inferiori  o superiori alle capacità dei figli, dove gli adulti siano tutti consapevoli delle dinamiche educative, non abbiano complessi, siano sempre pazienti, comprensivi, tolleranti...
ne ho anche parlato con una mia collega, il giorno dopo, e lei mi fa: eh sì, una bella tentazione. e infatti.
 ma quello che mi interessava, a me, era il discorso del sistema. tutti parlano dei sistemi, ma pochi sanno cosa sia, un sistema. io, per esempio, è un bel po' di tempo che ci giro intorno, a sta roba.
quello che giulia non sa, secondo me, è che il sistema ha delle sue regole, che non è una roba così, in generale. a me la teoria dei sistemi mi interessa tantissimo perché è molto potente, nel senso che si applica a moltissimi aspetti della realtà.
uno degli aspetti della teoria dei sistemi che sarebbe utile tener presente se si volesse, come vorrebbe fare giulia, cambiare la scuola rendendola un ambiente di apprendimento bello, soddisfacente, entusiasmante, un luogo di crescita e confronto tra persone piccole e grandi, cosa su cui naturalmente sono perfettamente d'accordo anch'io, è il concetto di auto-organizzazione dei sistemi. eh sì. i sistemi si auto-organizzano.
e si auto-organizzano secondo i seguenti criteri, che ho trovato su wikipedia, in un wiki francamente abbastanza vago e che sarà opportuno approfondire per mio conto:
  1. L'evoluzione di un sistema in una struttura spaziale/temporale organizzata deve avvenire senza l'intervento esterno
  2. Il cambiamento è sempre autonomo in ogni ristretta fase spaziale (il cosiddetto attrattore)
  3. Lo sviluppo strutturale legato alle variabili indipendenti del sistema dipende solamente dall'influenza di regole locali
comunque, mi sembra abbastanza chiaro anche da sto riassuntino qua che un sistema, cara giulia, si cambia solo dall'interno. o comunque, non si cambia facendone uno di nuovo.
peccato.

lunedì 4 gennaio 2016

stefania e le altre

quando ero una ragazza, dischi non ne compravo mai. un po' perché i dischi hanno sempre costato tanto, e io soldi non ne avevo. un po' perché ascoltavo tanta musica classica. un po' perché mi bastava la radio. insomma, una volta, non so come mai, al mercato ho comprato una di quelle cassette che vendevano in certi banchi, piratate. era il concerto di guccini coi nomadi. ormai era una roba vecchia. beh, insomma, io quelle canzoni li le ho  imparate a memoria.  notoriamente, una storia più triste e dell'altra. dal muro su cui si è schiantata s.f. passando per il camino di auschwitz e il fungo atomico fino a venezia che muore. ecco, venezia che muore, stefania era bella, stefania non stava mai male, é morta di parto nel letto sudato di un grande ospedale... mi han detto confusi i parenti che quasi il respiro inciampava tra i denti...
oggi siamo andatia a vicenza coi bambini, hanno voluto un gelato una miseria di gelato 2 euro e cinquanta, che ladrata, ma intanto i gelatai mi hanno raccontato vita morte e miracoli, ah, che bei nomi, classici, io ho un benito, come nipotino, del resto i miei figli si dovevano vendicare, sa com'è, uno l'abbiamo chiamato Jeffrey, l'altra Chantal... e la moglie mi fa: ha sentito quante mamme morte di parto in questi giorni? pare che sono l'unica a non saperlo, lo dicono a tutti i telegiornali, ma io non li guardo, i telegiornali, e al radiogiornale non l'hanno detto, sono cinque in pochi giorni. una per una roba, una per l'altra. le donne continuano a morire di parto. purtroppo, succede.
e non è, come ci raccontano ogni giorno al telegiornale, che sia perché i piccoli ospedali sono pochi sicuri.
certo, se continuano a fare come fanno, che tolgono l'anestesista rianimatore 24 ore su 24, mandandolo solo per interventi programmati, in modo da RISPARMIARE e basta, certo che i piccoli ospedali diventano poco sicuri. ma lo dicano chiaramente, il problema è solo uno: risparmiare. che poi, sta storia che i soldi sono finiti, ma a chi la vogliono raccontare, che paghiamo sempre più tasse, mica li paghiamo una volta per tutte che poi finiscono.
comunque, partorire è una cosa naturale, come morire. sarebbe bene ricordarselo, tutti.
oggi, poi, ho letto che una ragazza di diciannove anni è morta mentre faceva un aborto. anche questo, sarebbe bene ricordarselo.
soprattutto quelli che lo vorrebbero far passare per una robetta così. una pasticca, adesso te la prendi comodamente a casa. da sola.
ecco, appunto.