è sempre più difficile trovare qualcuno che sappia fare bene il suo lavoro. penso sia perchè ormai lo scopo di un lavoro è fare soldi. e basta.
purtroppo la gente cerca la propria realizzazione DAL lavoro, non NEL lavoro in sé. una volta forse era diverso. uno cercava di fare bene il suo lavoro qualunque fosse. era un dovere, non si discuteva. era un dovere fare bene il proprio lavoro. mio nonno augusto era rimasto orfano per l'esplosione di una bomba che aveva ucciso i suoi e reso sordo-muta sua sorella. in collegio aveva imparato l'unica cosa che gli insegnavano: macchinista. così a sedici anni per sfuggire quella triste sorte si imbarcò volontario in marina, solo che lo misero in sala macchine, il posto più schifoso. era un grande tornitore, davvero bravo. ma avrebbe potuto fare bene molte altre cose, se solo ne avese avuto la possibilità.
una volta ho sentito un'intervista sul lavoro a silvio ceccato, che non capiva la gente che lavora per pagarsi le vacanze. saranno vent'anni. mi colpì moltissimo quando disse che bisognerebbe cercare di fare del proprio passatempo preferito il proprio lavoro. e in fondo sono ancora convinta che abbia ragione.
quelli che ci riescono, sono gli artisti. che non sono quelli che si occupano di arte. quando trovo una persona così provo una sensazione indescrivibile, una ammirazione sconfinata, una gratitudine che non so purtroppo dire.
vittorio è un barbiere. un acconciatore, dice lui.
mi taglia i capelli da più di trent'anni.
l'altra sera ero disperata. sindrome premestruale, no doubt. sono passata davanti alla sua bottega sperando che fosse aperto (da quando si è operato al braccio, lavora mezza giornata, se gli va). aperto. entro sperando che non ci sia tanto da aspettare. nessuno. gli dico 'Vittorio, devi fare un miracolo'. e lui lo fa.
con naturalezza, con poche battute, qualche affettuoso insulto, le forbici silenziose e sicure, la musica giusta di sottofondo. quando ho rimesso gli occhiali, avrei voluto baciarlo. invece gli ho dato i suoi 25 euro,mentre abbassava le luci per chiudere bottega,pensando che dovevo assolutamente scrivere questo post.
grazie, vittorio.
purtroppo la gente cerca la propria realizzazione DAL lavoro, non NEL lavoro in sé. una volta forse era diverso. uno cercava di fare bene il suo lavoro qualunque fosse. era un dovere, non si discuteva. era un dovere fare bene il proprio lavoro. mio nonno augusto era rimasto orfano per l'esplosione di una bomba che aveva ucciso i suoi e reso sordo-muta sua sorella. in collegio aveva imparato l'unica cosa che gli insegnavano: macchinista. così a sedici anni per sfuggire quella triste sorte si imbarcò volontario in marina, solo che lo misero in sala macchine, il posto più schifoso. era un grande tornitore, davvero bravo. ma avrebbe potuto fare bene molte altre cose, se solo ne avese avuto la possibilità.
una volta ho sentito un'intervista sul lavoro a silvio ceccato, che non capiva la gente che lavora per pagarsi le vacanze. saranno vent'anni. mi colpì moltissimo quando disse che bisognerebbe cercare di fare del proprio passatempo preferito il proprio lavoro. e in fondo sono ancora convinta che abbia ragione.
quelli che ci riescono, sono gli artisti. che non sono quelli che si occupano di arte. quando trovo una persona così provo una sensazione indescrivibile, una ammirazione sconfinata, una gratitudine che non so purtroppo dire.
vittorio è un barbiere. un acconciatore, dice lui.
mi taglia i capelli da più di trent'anni.
l'altra sera ero disperata. sindrome premestruale, no doubt. sono passata davanti alla sua bottega sperando che fosse aperto (da quando si è operato al braccio, lavora mezza giornata, se gli va). aperto. entro sperando che non ci sia tanto da aspettare. nessuno. gli dico 'Vittorio, devi fare un miracolo'. e lui lo fa.
con naturalezza, con poche battute, qualche affettuoso insulto, le forbici silenziose e sicure, la musica giusta di sottofondo. quando ho rimesso gli occhiali, avrei voluto baciarlo. invece gli ho dato i suoi 25 euro,mentre abbassava le luci per chiudere bottega,pensando che dovevo assolutamente scrivere questo post.
grazie, vittorio.